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23/04/2024

Bankitalia: Bollettino Economico n. 2 - 2024

L'economia mondiale mostra segni di miglioramento - All'inizio dell'anno sono emersi segnali di rafforzamento dell'economia globale, più diffusi nei servizi. Negli Stati Uniti i consumi si sono mantenuti robusti e l'occupazione è cresciuta oltre le attese; di contro, la domanda aggregata resta debole in Cina. Secondo le stime dell'FMI, nel 2024 il PIL mondiale crescerà di poco più del 3 per cento, frenato anche dalle politiche monetarie restrittive. In base a nostre stime, quest'anno il commercio internazionale si espanderà del 2,4 per cento. Restano significativi i rischi al ribasso per l'economia mondiale, connessi con un eventuale aggravamento dei conflitti in corso.

Negli Stati Uniti e nel Regno Unito l'orientamento delle politiche monetarie rimane restrittivo - Nei primi mesi dell'anno si è arrestata la disinflazione negli Stati Uniti. In marzo la Federal Reserve e la Bank of England hanno lasciato invariati i tassi di riferimento e comunicato che l'orientamento rimarrà restrittivo fino al consolidarsi del calo dell'inflazione. Gli investitori hanno posticipato il momento in cui si attendono un allentamento monetario negli Stati Uniti. Nonostante l'aumento dei rendimenti delle obbligazioni, le condizioni finanziarie nelle maggiori economie avanzate restano distese.

Nell'area dell'euro il PIL ristagna e la disinflazione prosegue - All'inizio del 2024 il PIL dell'area dell'euro ha nuovamente ristagnato. Prosegue il calo dell'inflazione al consumo, sebbene quella dei servizi resti su livelli elevati. Gli indicatori che stimano la dinamica di fondo dei prezzi al netto delle fluttuazioni più erratiche sono scesi marcatamente dall'inizio del 2023. Nelle nostre valutazioni i recenti rincari del trasporto marittimo dovuti alle tensioni nel Mar Rosso non comporteranno pressioni inflazionistiche significative. Secondo le proiezioni di marzo degli esperti della BCE, l'inflazione tornerà in linea con l'obiettivo nel 2025.

La BCE ha mantenuto invariati i tassi di riferimento - In aprile il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse ufficiali. Ha inoltre comunicato che sarà opportuno ridurre il livello di restrizione della politica monetaria qualora la propria valutazione circa le prospettive di inflazione, la dinamica dell'inflazione di fondo e l'intensità della trasmissione della politica monetaria dovesse accrescere ulteriormente la sua fiducia che l'inflazione stia convergendo stabilmente verso l'obiettivo.

In Italia la debolezza della fase ciclica si è estesa al primo trimestre del 2024 - Secondo nostre stime, in Italia l'attività economica è aumentata in misura contenuta nel primo trimestre del 2024, risultando ancora frenata dalla flessione della manifattura, a fronte di una ripresa nei servizi. La fiacchezza dei consumi, che recupererebbero solo in parte il calo dell'ultimo trimestre dello scorso anno, si sarebbe accompagnata a un lieve incremento degli investimenti privati, sostenuti dall'autofinanziamento.

Il saldo di conto corrente resta positivo - Nel quarto trimestre dello scorso anno il conto corrente si è confermato in avanzo. Il miglioramento del saldo mercantile e di quello dei servizi ha più che compensato il deterioramento di quello dei redditi da capitale, su cui ha influito il rialzo dei tassi di interesse ufficiali della BCE. Gli investitori non residenti hanno continuato a effettuare acquisti netti di titoli italiani. La posizione creditoria netta verso l'estero si è ulteriormente rafforzata.

Il tasso di occupazione rimane su livelli elevati e le retribuzioni accelerano gradualmente - L'occupazione è rimasta stabile nei primi due mesi del 2024, pur continuando a crescere nella componente a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile su valori storicamente bassi. La dinamica del costo del lavoro dovrebbe intensificarsi nel corso dell'anno; i margini di profitto, ancora elevati, offrono alle imprese adeguato spazio per assorbire i futuri rialzi salariali senza innescare pressioni inflazionistiche.

È proseguito il calo dell'inflazione di fondo - Nel primo trimestre l'inflazione al consumo è rimasta su valori contenuti; quella di fondo è ulteriormente diminuita. Nonostante le tensioni che gravano sul commercio marittimo nel Mar Rosso, è continuata la discesa dei prezzi dei beni intermedi. Le imprese e le famiglie hanno rivisto al ribasso le loro attese di inflazione, nel breve e nel medio termine.

La restrizione monetaria continua a trasmettersi al credito - Il costo del credito resta su livelli elevati e frena ancora la domanda di prestiti delle imprese e delle famiglie. L'elevata percezione del rischio da parte delle banche concorre a mantenere restrittive le condizioni di accesso al credito. Continua la flessione della raccolta bancaria: il calo dei depositi in conto corrente e del rifinanziamento presso l'Eurosistema è stato solo in parte compensato dall' aumento degli altri depositi e della raccolta obbligazionaria.

Il Governo ha approvato il Documento di economia e finanza 2024 - Nel 2023 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è diminuito al 7,2 per cento del PIL: il calo è stato inferiore a quanto programmato lo scorso autunno a causa dei maggiori costi del Superbonus. Il Governo ha approvato il Documento di Economia e Finanza 2024. Nel quadro tendenziale l'indebitamento netto diminuirebbe fino al 2,2 per cento nel 2027; l'incidenza del debito sul prodotto aumenterebbe di 2,5 punti percentuali nel complesso del triennio 2024-26, per effetto dei riflessi di cassa dei crediti d'imposta per l'edilizia maturati negli scorsi anni, per poi ridursi leggermente nel 2027.

Nel prossimo biennio la crescita si rafforzerebbe e l'inflazione si manterrebbe al di sotto del 2 per cento - Nello scenario di base del nostro quadro previsivo il PIL aumenterebbe dello 0,6 per cento nel 2024 (dello 0,8 escludendo la correzione per le giornate lavorative), dell'1,0 nel 2025 e dell'1,2 nel 2026, beneficiando della ripresa dei redditi reali e della domanda estera. Quest'anno l'inflazione diminuirebbe all'1,3 per cento, principalmente per il contributo negativo della componente energetica, risalendo fino all'1,7 nel 2025 e nel 2026. L'inflazione di fondo si collocherebbe al 2 per cento nella media di quest'anno e scenderebbe all'1,7 nel prossimo biennio. I rischi per la crescita sono orientati al ribasso; derivano da un impatto della restrizione monetaria più accentuato del previsto, da effetti più marcati della riduzione degli incentivi al comparto edilizio e dalla possibilità che la debolezza del commercio mondiale persista più a lungo rispetto a quanto stimato. I rischi sull'inflazione sono invece bilanciati.

Bollettino Economico n. 2 - 2024

 

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